Aiuto! C’è una forma di vita che cresce nel mio frigo!
Non sto parlando della muffa (che non è mai un’ospite gradita), ma della pasta madre.
La pasta madre
è un impasto di farina e acqua acidificato da un complesso di lieviti e batteri lattici che sono in grado di avviare la fermentazione. – Wikipedia
In altre parole un blob grigio, con una sua vita. Cresce, ha bisogno di attenzione e respira :). A me è stata donata da una signora di nome Leonarda, assieme ad una meravigliosa ricetta per le colazioni: rotolini con cioccolato, una specie di enorme briosche dolce.
La pasta madre è la metafora perfetta per questo periodo: non si vive di soli libri :).
Economia
Lo scorso fine settimana c’è stato il Festival dell’Economia a Trento. Cosa c’entra con la pasta madre? Moltissimo, in realtà. Sono stati tre giorni di tavole rotonde in cui si cercava la ricetta perfetta per la nuova classe dirigente, tra crescita e bene comune. Di bene comune ne ho visto poco: qualche sparuto opendata, qualche evento sulla pubblica amministrazione (non sto qui a linkarveli) e qualche piccolo accenno al terzo settore. Io non sono un’economista quindi, probabilmente, mi sfugge il punto, ma, secondo la mia modestissima opinione, il bene comune è qualcosa di più ampio: da piccoli gesti come aggiornare una voce di Wikipedia, a gesti “dirigenziali” come un consiglio di amministrazione che sceglie di far impattare meno la propria azienda sul pianeta. Bene comune non dovrebbe essere uguale a volontariato o a pubblica amministrazione. Non c’è un qualche tipo di ritorno economico nel pre-occuparsi del bene comune? Non c’è un indicatore che misuri il danno potenziale del non occuparsi delle cose comuni (quindi di tutti)?
Comunque, evitando di perdersi nella mia ignoranza, a Trento, in un piccolo meraviglioso parco accessibile solo con una mappa del tesoro, in quei giorni, c’è stato anche l’OltrEconomia Festival. Come mi aspettavo, due mondi contrapposti:
@CristianCantoro mi preparo a suonare i bonghi /cc @Lebowskiana @dagoneye @ErikaMarconato @MicheledAlena pic.twitter.com/zcGIlYal8e
— Maurizio Napolitano (@napo) 1 Giugno 2014
Un po’ mi spiace. Io trovo le contaminazioni molto interessanti e mi sarebbe piaciuto vederli interagire, magari sarebbe stata la ricetta perfetta.
Se volete un resoconto di un paio di incontri da parte di un economista, Alessandro Lubello dell’Internazionale ha scritto un pezzo corposo e interessante che trovate qui: http://www.internazionale.it/superblog/alessandro-lubello/2014/06/05/cosa-ho-visto-al-festival-delleconomia-di-trento-2014-2.
Da parte mia, l’esperienza del festival è stata decisamente strana: mi sono formata e incuriosita, ho parlato con persone fantastiche (tra cui un ragazzo che ha fatto delle domande molto pertinenti su alcuni progetti che vorrei far partire) e ho lasciato fermentare le (poche) cose di economia che conosco.
Nella mia borsa
Non sia mai che esca senza un paio di libri. A proposito di ricette, è uscito in questi giorni Ricette per un anno da freelance, che di ricette ne ha poche ma è uno spaccato abbastanza reale di cos’è essere un freelance (o almeno provarci) compresi vuoti pneumatici e scassamenti vari.
Essere freelance costringe a fare tanti mestieri, tra cui l’equilibrista, il commerciante, lo psicologo e l’astrologo occupano le prime posizioni.
La cosa interessante è che l’ho trovato in una di quelle poche newsletter che arrivano nella mia casella di posta: gli aggiornamenti di Digital Update. Se conoscete Alessandra Farabegoli e Gianluca Diegoli non serve che vi dica altro, se non li conoscete vi basti sapere che nelle loro comunicazioni ci si trova un po’ di tutto dalla comunicazione, ai social a qualche bizzarro tool come Blinkist (che magari proverò, per iniziare, con Anna Karenina, che mi sta mettendo alla prova):
Blinkist, o i nuovi Bignami dei sacri testi
Tutti abbiamo una pila di libri da leggere e un arretrato chilometrico di letture “mai più senza” che ancora non abbiamo sfiorato. Blinkist offre un servizio di riassunto dei concetti-chiave, che ti dà un’idea piuttosto precisa del contenuto di quei libri che sembrano indispensabili nella biblioteca contemporanea. Il vecchio Bignami, insomma, ma te lo porti dietro anche su tablet e iPhone. Tre giorni di prova gratuita, un canone annuo di circa 30 euro, e una promessa: per “fare come se aveste letto il libro”, vi basterà un quarto d’ora.
Per farvi un’idea l’ultimo numero lo trovate sul loro sito.
La seconda cosa che mi tenuto compagnia in questo festival è un libro di carta (per cui mi sa che farò partire la rubrica #librichevorreiindigitale).
Vabbè, adesso vado a fare la pizza con la mia nuova pasta madre e a riflettere sul mondo perchè anche usare la pasta madre è un gesto di hacking :).