Da circa un anno faccio la lettrice per Klondike, una delle collane di Antonio Tombolini Editore. Mi hanno “risucchiato” con questo status:
Anche se devo confessare che, le parole che mi avevano colpito di più erano quelle di Michele Marziani, curatore della collana:
Sto cercando lettori per una nuova collana di narrativa di Antonio Tombolini Editore.
Cerco persone che amano leggere e amano farlo con la propria testa. Che si lasciano accarezzare dalle parole, che lasciano aperte le porte del cuore e della ragione. Gente curiosa e innamorata dei libri.
Cerco persone che partecipino con noi alla corsa all’oro dell’editoria, all’esplorazione del Klondike, leggendo i manoscritti degli autori che si autopubblicano, per proporre loro un vero contratto d’edizione da parte di Antonio Tombolini Editore.
Tra tanti libri vogliamo scovare i più preziosi.
Se vuoi leggere con noi proponiti. Scrivimi a michele@michelemarziani.org e spiegami perché ti piacerebbe farlo.
La nostra è una sperimentazione, non riusciamo a pagare chi legge. Però, però, possiamo offrire una piccola percentuale sui libri da pubblicare. E se si scopre un grande best-seller: beh, sarà come vincere alla lotteria.
Purtroppo, dato che ho cambiato hosting, ho perso la mail in cui spiegavo loro perché era una buona idea avermi a bordo: sono abbastanza sicura di aver blaterato qualcosa su quali erano i miei libri preferiti e sul come leggo. Quello che mi ricordo, è la voglia di far parte di questo progetto e di entrare nella tribù di Simplicimuss. Per cui sono salita a bordo. Le mie motivazioni erano meramente egoistiche:
- sono una fan del lavoro di Antonio Tombolini (almeno per quanto rigurada la parte degli ebook) e l’idea di lavorare con/per lui mi sembrava un grande punto di arrivo professionale (sì, mi rendo conto che il mio contributo all’impero Simplicissimus è minimo, ma lasciatemi la mia vanagloria);
- ho sempre sognato di essere pagata per leggere (anche qui, mi rendo conto che prendo una percentuale sulle vendite, ma tant’è);
- il progetto mi sembrava decisamente interessante: lettori che scelgono libri da far pubblicare (ah, il potere!);
- mi sono scoperta letterariamente snob. Leggo molto raramente libri autopubblicati (non sto qui a spiegare il perché e per come). In ogni caso, far parte del team di lettori di Klondike, faceva parte della cura che mi ero autoprescritta.
Dopo un anno, mi hanno intervistato perché leggo libri (il che mi fa un po’ sorridere).
Ho detto alcune di queste cose. Su di me:
Sono una lettrice da quando ho memoria. Il mio principale contatto con l’editoria risale a un paio di anni fa, quando è stato pubblicato un mio racconto dalla casa editrice Graphe edizioni. I libri mi affascinano.
Sugli ebook:
Il digitale potrebbe salvare l’editoria, se gli editori cominciano a considerarlo un mezzo diverso, non una replica del cartaceo. I lettori sono pronti: molti miei conoscenti usano regolarmente l’ereader (soprattutto persone anziane che riscoprono il piacere di una lettura con dei caratteri “regolabili”).
Sul ruolo di lettori ed editori:
chi pubblica e chi legge libri fa parte della stessa “industria”, sono due facce della stessa medaglia. I lettori stanno trovando pian piano altre strade, altri luoghi. Gli editori meno.
Sulla scrittura:
Nella tua definizione la parola più interessante è progetto: non c’è niente di “magico”, ma tanto lavoro dietro un buon libro.
L’intervista integrale è qui: https://www.streetlib.com/it/2016/03/24/erika-marconato/ (e sì, mi rendo conto di quanto sia vanesio autocitarsi 😉 ). Come sempre, commenti, domande, riflessioni (ma anche semplici ciao) sono graditi.
L’immagine di copertina è di Hegg, Eric A. (University Library Washington) [Public domain], attraverso Wikimedia Commons.