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(Altre) Cinque ragioni molto concrete per comprare un ebook reader

Non ho mai detto pubblicamente perchè adoro così tanto il mio ereader (un Sony PRS – T1 nero con un buffo “vestitino” viola, che trovate ben descritto su eBookReader Italia). E non ve lo racconto oggi. Quello che farò è raccontarvi le mie cinque motivazioni molto concrete per acquistare un ereader (non necessariamente come il mio). Paola Sereno ha scritto un post molto carino sui suoi motivi, così di motivazioni ne potete avere ben dieci. E tutte molto concrete.

Felicità -  attribuzione foto

Qualcuno è felice con il suo ereader – Attribuzione foto

1. Il dizionario integrato

C’era una volta una ragazza, abbastanza portata per le lingue. Dopo aver scoperto un meraviglioso programma di “rinforzo” linguistico personalizzato offerto dalla sua università, comiciò a frequentare una biblioteca con i volumi in lingua inglese.

Leggere le era sempre piaciuto e trovò il consiglio della sua tutor di affrontare i libri in lingua molto intelligente: “magari imparerò divertendomi”, si diceva. Peccato che non sapere il lessico la rendeva furiosa e, il dover cercare un vocabolo ogni 15 minuti, frustrata.

Un bel giorno scoprì i libri digitali e cominciò a sfruttare il grande schermo del suo computer portatile. Alla sera le dolevano gli occhi, ma per lo meno non era isterica.

Dopo qualche tempo, un mago moderno le regalò un ebook reader. Come molti artefatti magici, anche questo aveva i suoi segreti. Ad esempio, cliccando su una parola, il significato appariva senza indugio sul fondo della pagina. Un altro artificio strabiliante era la lingua: l’oggetto, infatti, le permetteva anche di tradurre la parola in questione. Quale magia! Con questo piccolo stratagemma, la ragazza leggeva pagine su pagine senza stancarsi, arrabbiarsi o innervorsi. Grazie all’aiuto del suo magico amico, la ragazza  trovò ciò di cui aveva bisogno. E visse per sempre felice e contenta :).

2. Il font (e la sua dimensione)

Cari editori,

chi vi scrive è una lettrice scoraggiata. Ho sempre rispettato il vostro lavoro. Ho cercato, per quanto possibile, di acquistare il frutto delle vostre fatiche, ricompensando il vostro operato. Ho letto un sacco di libri nella mia vita e vi ringrazio per il vostro contibuto, ma permettetemi di muovervi una critica.

Cosa vi passa per la testa quando pubblicate certi libri? Non parlo di alcuni titoli discutibili che fate arrivare negli scaffali, mi riferisco proprio agli oggetti di carta in cui le storie sono raccolte.

Un milione di parole in una pagina, perchè? Vi finisce la carta se mandate in stampa i libri con un carattere un po’ più grande e qualche pagina in più? Al contrario, quattro lettere per pagina? Temete che, in mancanza di altri parametri, grosso è meglio? Una via di mezzo è così difficile da trovare?

A proposito dei font, capisco l’aspetto estetico della pubblicazione, ma è proprio necessario ammorbarci con certi caratteri tipografici difficili da leggere e visivamente discutibili? Che c’è, vi rivolgete a piccole tipografie artigianali che hanno solo i caratteri mobili?

Capisco che gli ebook mi permettano di cambiare la grandezza dei caratteri e scegliere il font che più mi piace. E capisco pure, che con la carta tutto ciò è impossibile, ma vi prego, i libri di carta sono amati anche loro! Abbiate pietà di noi lettori e non fateci strabuzzare gli occhi o ricorrere ad un grafico per poter usufruire dei vostri prodotti.

Nella speranza che decidiate di considerare questa mia, vi porgo

Cordiali saluti

Erika Marconato

Lettrice

 

3. Instapaper

Questa è una cosa che necessita un po’ di serietà :).

Instapaper è un tool veramente semplice (dal lato utente), ma geniale. Si installa un cosetto sulla barra del bowser e, con un clic,  il tool salva post o altri contenuti testuali sparsi nel web dentro al proprio profilo Instapaper.

Fin qui niente di nuovo. La cosa che io adoro di più di questo tool è che in pochi, semplici passaggi mi permette di recurare i contenuti salvati e di esportarli in epub – vabbè c’è anche il mobi, il pdf o la versione stampabile, ma io non li uso praticamente mai.

Funziona così: effettuo il login a Instapaper dopodichè controllo il feed rss, controllo Twitter, curioso su Facebook, leggo gli aggiornamenti su un paio di Paper.li che seguo. Man mano salvo le cose che mi interessano con un clic sul cosetto del browser. Una volta alla settimana, le scarico in formato epub con un clic, le inserisco nell’ereader e le leggo con calma quando decido di farlo. In parole povere, usufruisco di un documento ordinato, datato e con un indice preciso senza dover fare nessuna fatica.

Pur pescando dal “flusso”, riesco a gestire le notizie: leggo quando VOGLIO farlo, non quando devo perchè una cosa mi salta all’occhio. Per capire la differenza, vi consiglio Sopravvivere alle informazioni su internet di Alessandra Farabegoli. E’ un testo che ha completamente rivoluzionato il mio approccio al “flusso”. Centosessanta pagine di consigli pratici e piccoli trucchi testati dall’autrice per non essere sopraffatti da tutto ciò che la gente mette on line (e che ci interessa).

4. Numero di libri

Sono volubile e leggo molti libri contemporaneamente: il rischio scogliosi è dietro l’angolo :).

5. Libri liberi

Ho scoperto Project Gutenberg agli inizi degli anni Duemila. Come dicevo pocanzi, la mia tutor di inglese me l’ha consigliato per i libri in lingua, visto che come studentessa non potevo permettermi sempre di acquistarli. Li leggevo da schermo e (qualche volta) li stampavo, finendo tutte le mie stampe disponibili settimanalmente all’università. All’epoca, non sapevo perchè non li pagassi: mi interessava solo il fatto di non pagarli :).

Adesso, ho qualche nozione in più su copyright e copyleft, su diritto d’autore e pubblico dominio. Ho capito perchè sono possibili le edizioni 100 pagine  1000 lire, ricordo di gioventù di tanti lettori. Conosco qualche posto in più dove trovare libri digitali “liberi”. Insomma, sono più vecchia, più saggia e conosco più cose. Il mio rapporto con questi libri, con il tempo, è cambiato: le edizioni più che economiche erano una gioia per il portafoglio, molto meno per l’estetica. Amore-odio. Adesso posso trovare dei classici in formato digitale ben formattati e con una redazione, spesso, molto buona grazie al lavoro di volontari (tra cui anch’io) che tengono viva e diffondono la possibilità di accedere alle idee e alle storie del passato. Interesse-amore.

Non sto qui a raccontarvi quello che so sul sapere libero, sull’intelligenza collettiva e sulla diffusione delle idee. Vi basti sapere che i libri a cui è scaduto il copyright sono disponibili spesso gratuitamente in formato digitale. Che molte volte, sono ben formattati e corretti. Che potete contribuire anche voi alla diffusione dei libri liberi con il vostro tempo o le vostre competenze, basta volerlo fare.

Dato che sono più vecchia e più saggia, estraggo la copertina all’uncinetto e mi bevo un the, mentre attendo le vostre ragioni per comprare un ebook reader.

 

Giorno della memoria – Leggere per non dimenticare

Giorno della memoria. Ci sono un’infinità di testi, di documentari, di volumi che raccontano e testimoniano ciò che è stato (un paio di liste le trovate su Wuz, su Panorama, sul sito del Centro di Documentazione Ebraica contemporanea). Come scegliere? Perchè qualcosa sì, qualcosa no?

Giorno della Memoria

Giorno della Memoria – Attribuzione foto>

Il fatto è che risposte non ne ho. Penso che ogni testimonianza, ogni racconto, ogni riga che rimette in discussione le nostre certezze è necessario per la nostra crescita.

Questo mese con il gruppo di lettura abbiamo parlato de Il Pianista (ve lo racconto mercoledì su sfidadirory.erikamarconato.it). Che potrebbe essere una scelta. Il mese scorso ho letto Tu qui vivrai di Peter Duffy, che racconta della resistenza organizzata dai fratelli Bielski in Bielorussia, che potrebbe essere un’altra lettura interessante.

Vorrei consigliarvi un milione di cose, ma credo che ognuno debba trovare le sue letture, i suoi percorsi. Tra tutti io vi voglio consigliare solo due cose un po’ particolari e non così conosciute: La storia di Erika di Ruth Vander Zee (editore La Margherita) e Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute di Marco Paolini (Einaudi 2013 libro + DVD).

La storia di Erika di Ruth Vander Zee

E’ la storia di una bambina, Erika per l’appunto, che viene gettata dalla madre fuori da un carro diretto ad Auschwitz, per salvarla dai forni. L’edizione che vi consiglio è un piccolo capolavoro illustrato da Roberto Innocenti (Se non lo conosci sbircia qui).


Le sue illustrazioni per questa storia sono strazianti e poetiche allo stesso tempo. Le pennellate fanno parte del racconto, le immagini ci aiutano a “sentire” come dovevano essere le cose. Io ho avuto la fortuna di vedere le tavole da vivo ed è stato un colpo al cuore:  non dimenticherò mai la sensazione che ho provato. Ruth Vander Zee, nel suo sito, dice che


l’abbinata parole-immagini parla sia alla mente che al cuore delle persone.


Io non potrei dirlo in maniera migliore.


Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute di Marco Paolini


Se non sei nella fortunata condizione di avere una buona banda, ti consiglio vivamente di comprare il DVD dello spettacolo con il taccuino di lavoro incluso.


Altrimenti sotto c’è lo spettacolo e il libro lo trovi qui .



Lo consiglio perchè è importante per ognuno di noi ricordare che PRIMA della soluzione finale è successo altro, tanti piccoli tasselli che hanno alimentato odio e discriminazione.

Lo consiglio perchè è Paolini: intelligente, interessante e molto serio.

Lo consiglio perchè ricordare fa bene. A tutti. Anche a me. D’altronde, non è questo lo scopo dell’arte?

 

chef all'opera

Sulle aspettative librarie deluse

Lo spunto

chef all'opera

Ecco come mi sono sentita – attribuzione foto


Questo lunedì sono stata ad un laboratorio di cucina a tema colazione organizzato dal mio GAS. Il mio primo corso di cucina! Ero veramente carica e felice, ma le cose non sono andate come mi aspettavo :(.

Sono partita da casa con l’idea di “mettere le mani in pasta”, ho messo il mio fighissimo grembiule in borsa e via: mi immaginavo immersa nella farina, con le mani sporche di frutta e a lottare con le uova.

Ho addirittura lasciato a casa gioielli e affini per non doverli scrostare poi.

Avevo anche già pensato a qualche libro di cucina da condividere (nonostante io in cucina consulti solo la carta: un ricettario di procedimenti antichi scritto a mano da mia mamma, un paio di libri di ricette regali di amici, qualche volumetto per le cose etniche e qualche ritaglio sparso).

In realtà, le cose sono andate in modo diverso. Durante la serata, un cuoco ci mostrava il procedimento da dietro un tavolo. Lui preparava e cucinava tutto: a noi il solo “onere” di assaggiare. Niente farina nei capelli, zucchero sulle scarpe o cioccolato sgranocchiato di nascosto.

Aspettative: brutte bestie

La serata, in realtà, è stata molto piacevole. Le partecipanti sono state servite e riverite da uomini delle varie associazioni organizzanti e abbiamo mangiato delle cose buonissime.

L’unica cosa che veramente mi ha indispettito è stata che io avevo un’idea diversa in testa, quindi ho passato la serata (e il giorno successivo) a borbottare “tutto bello, ma io volevo fare, altrimenti non capisco le consistenze” 🙂 (che pigna di donna!).

I libri e le aspettative

Dopo aver smesso di mugunare e lamentarmi, non me la sentivo più di cercare libri sulla cucina o di cucina (troppo doloroso), quindi ho “virato” sulle aspettative deluse. Ho ripensato alla mia vita da lettrice e ho ripescato da cassetti e cartelle (e da altri posti in cui li avevo abbandonati) i miei libri ammazzaentusiasmo: come il corso di cucina, non che fosse brutto in sè, sono io che pensavo ad una cosa diversa.

Holidays on ice – David Sedaris

L’aspettativa
Avevo già letto altri libri suoi; mi ero divertita; l’avevo catalogato cinico e ironico, ma piacevole.

La realtà
E’ un libro cinico, solo cinico. Sprizza cinismo da tutti i pori. Se fosse stato il mio primo Sedaris, sarebbe stato anche l’ultimo. Rispetto agli altri, manca competamente della parte divertente.

Middlesex – Jefferey Eugenides

L’aspettativa
“Ha vinto un Pulitzer, è stato pluriristampato. Ha un numero consistente di pagine: mi terrà occupata per un po’”

La realtà
Non è un brutto libro (alcuni lo trovano meraviglioso e geniale), ma, per quanto mi riguarda, ha almeno un centinaio di pagine in eccesso. In più, la mia sensazione è che fosse voyarestico come gli uomini vicino alla piscina in cui Cal nuota nudo. Ultimo, ma non per importanza, il protagonista è onniscente, ma più che essere utile alla trama è utile all’autore. Mi sono un po’ consolata leggendo la recensione del Guardian in cui John Mullan condivideva la mia perplessità sull’argomento.

La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano

Cosa mi aspettavo
Se hai messo la matematica nel titolo, avrà un senso per l’andamento del libro. Questo sarà un romanzo simile al Teorema del pappagallo o al Mago dei numeri.

La realtà
La matematica non c’è. Il libro è un romanzo di formazione “doppio”, nel senso che i protagonisti sono due, ma numeri non ce ne sono quasi mai. Il titolo (ho scoperto ben dopo averlo letto) è stato deciso dall’editor e, almeno secondo me, crea un certo tipo di aspettativa (che viene delusa).

La montagna incantata – Thomas Mann

Pre lettura
Adoro Thomas Mann. E’ un genio. Come riesce a ricreare la sensazione di spleen in Morte a Venezia è semplicemente fantastico.

Post abbandono
Non ce la posso fare. Settecento pagine di Morte a Venezia sono decisamente troppe da sopportare (perfino le 300 che ho letto io erano troppo per me). Uno dei pochi libri che ho abbandonato senza finire (e che non ho nessuna intenzione di riprendere in mano :)).

Diario di scuola – Daniel Pennac

Cliccando sull’immagine si arriva all’epub. Meglio il PDF? No problem, eccolo.
Da dove venivo
Per questo la colpa è mia.
Nel periodo in cui ho letto Diario di scuola, avevo letto più volte, il ciclo di Malaussène e forse mi ha condizionato la lettura :).

Sulla strada – Jack Kerouack

Al tempo, quando ho letto questo libro, ero una giovane donna piena di sperenze e sogni. Questa era la Bibbia della Beat Generation e pensavo potessimo condividere un pezzo di strada.

Mi sbagliavo.

Ah, queste aspettative deluse mi hanno intristito. Vado a cucinare una torta che è meglio!

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