La mia personalissima esperienza con i libri digitali (come credo per molti altri) è cominciata con libri “liberi”: ho scaricato un libro da LiberLiber e, non avendo un device elettronico, l’ho stampato per leggerlo in treno (avevo bisogno di una scusa per allontanare eventuali scocciatori 🙂 ).
All’epoca ancora non lo sapevo, ma quel semplice gesto avrebbe cambiato il mio modo di vedere i libri (elettronici, in particolare) e le risorse digitali.
Da allora di strada un po’ ne ho percorsa:
– so la differenza tra gratis e di pubblico dominio;
– ho un’idea di come si può far circolare le idee senza violare il diritto d’autore;
– ho capito il senso di creare dei contenuti gratuitamente (anche molto piccoli) per aumentare l’intelligenza collettiva.
In questi ultimi giorni, ho assistito a tante piccole forme di resistenza: Wikipedia, OpenStreetMap, Wikisource e LiberLiber.
Nell’ordine: due giorni di Bibliohackathon per approffondire Wikipedia, una presentazione al TEDxTrento su OpenStreetMap, una maratona di rilettura su Wikisource, il 19esimo compleanno di LiberLiber.
Perchè la gente lo fa? Perchè perdere tempo ad inserire voci o a correggere errori su Wikipedia? Perchè rileggere un’opera digitalizzata e disponibile su Wikisource? Perchè mettere i civici giusti su OSM?
Non vi darò nessuna risposta: secondo me, ognuno lo fa per un motivo diverso (non so se qualcuno lo fa per fare colpo, ma sarebbe veramente divertente). Quello che voglio fare è consigliarvi un libro (e che altro sennò?).
Si tratta di Surplus cognitivo di Clay Shirky. Il buon Shirky ha fatto, in questo volume, un’analisi molto interessante sul perchè e per come di questi gesti di cura del bene comune.
Lui individua tre elementi. Il primo è il tempo libero (diritto faticosamente conquistato). Il secondo elemento è la partecipazione, che cambia il suo carattere e l’impegno richiesto ad ognuno di noi. Terzo fattore, decisamente il più importante, la generosità umana, ciò che ci perrmette di fare qualcosa grautitamente per gli altri: la parte migliore di noi.
Al contrario di quello che sembra, queste scelte non hanno a che fare esclusivamente con un atteggiamento filotecnologico. Anzi. La tecnologia e internet hanno solo amplificato un fenomeno che già faceva parte del nostro dna: facciamo volontariato anche fuori dal web ;).
Prima di acquistarlo, ci si può fare un’idea con questa presentazione. E’ in inglese sottotitolato.
Buona visione, ma soprattutto buona resistenza :). E ricordate:
il passo più difficile è tra il non fare nulla e il fare qualcosa .